Come conservare il tartufo: in frigo, con il riso, sott’olio

Sono diverse le modalità di conservazione a cui si può far riferimento per far durare il tartufo il più a lungo possibile. Qualunque sia la tecnica a cui si decide di ricorrere, però, occorre tenere conto del fatto che stiamo parlando di un ingrediente che sarebbe preferibile consumare fresco e che è molto delicato.

Inoltre, la conservazione deve essere effettuata con il massimo riguardo, in quanto questo prodotto ha la tendenza a deperire con una certa facilità.

Certo, molto dipende dal grado di freschezza e dalla qualità della materia prima, ed è anche per questo motivo che conviene affidarsi unicamente a fornitori di comprovata affidabilità: un esempio in tal senso proviene da La Spora, azienda abruzzese con ottimi feedback e che mette a disposizione tartufi freschi di stagione e anche conservati, rigorosamente di provenienza italiana.

La conservazione del tartufo in frigo

La conservazione del tartufo deve avvenire in frigo e riesce a mantenere quasi del tutto inalterate le caratteristiche organolettiche e le proprietà del tartufo prima che questo venga utilizzato. Vale la pena di ribadire, però, che prima il tartufo viene consumato e meglio è: solo in questo modo può liberare al massimo il proprio sapore. Questo non vuol dire che la conservazione in frigo sia dannosa, comunque; sempre che venga effettuata con i dovuti accorgimenti.

Gli esperti raccomandano di avvolgere il prodotto all’interno di un foglio di carta da cucina o di un panno di cotone; sia che si opti per la carta assorbente sia che si opti per il panno, comunque, ci sarà bisogno di cambiarli almeno ogni giorno. Con questo semplice accorgimento il tartufo potrà essere tenuto all’asciutto, così che l’umidità del tartufo possa essere assorbita dalla carta. L’umidità, infatti, è un grande nemico per questo ingrediente, dal momento che può favorire la formazione di muffe in grado di danneggiare il prodotto.

Una volta avvolto, il tartufo può essere collocato all’interno di un barattolo di vetro e quindi messo in frigo, possibilmente sul ripiano meno freddo. Il tartufo bianco dura un po’ di meno rispetto a quello nero, visto che è più delicato: il primo deve essere consumato entro 5 giorni, mentre per il secondo le tempistiche possono anche raddoppiare.

La conservazione del tartufo sott’olio

La conservazione sott’olio è un’altra delle tecniche che è possibile prendere in considerazione per prolungare la durata di questo prodotto. Si tratta prima di tutto di pulire il prodotto; dopodiché si può decidere se tagliarlo a scaglie o se lasciarlo intero, per poi metterlo all’interno di un barattolo di vetro.

Così, si riempie il barattolo di olio extra vergine d’oliva fino a ricoprire interamente il tartufo, e infine si mette il tutto in frigo, ben chiuso. I vantaggi offerti da questo sistema sono due: da un lato la possibilità di conservare il tartufo nella maniera desiderata; dall’altro lato la disponibilità di un olio aromatizzato al tartufo, davvero buono e delicato, che potrà essere usato per la preparazione di una grande varietà di piatti.

Per esempio, vi si potrà ricorrere per condire l’insalata o per dare un sapore speciale a un risotto, ma anche per rendere unica una bruschetta o per accompagnare pesce, verdure o formaggi freschi. Resta da scoprire, a questo punto, quanto duri il tartufo conservato sott’olio. Ebbene, c’è differenza fra il tartufo nero e quello bianco: il primo può resistere fino a 8 o 10 giorni, mentre il secondo tende a degradare già dopo 4 o 5 giorni.

La conservazione del tartufo con il riso

Anche il riso può essere utilizzato con successo per la conservazione del tartufo. Per quanto possa apparire strano, in effetti, questo metodo si rivela davvero efficace, perché il riso assorbe l’umidità che, come abbiamo già visto, può mettere a repentaglio la longevità del prodotto.

Il tartufo, ben pulito con l’aiuto di un vecchio spazzolino, deve essere collocato all’interno di un barattolo di vetro, il quale poi andrà riempito con il riso. A questo punto il vasetto si può mettere in frigo.

Meglio non lasciarcelo per troppo tempo, però: se è vero che il riso è fondamentale per assorbire l’umidità, è altrettanto vero che a lungo andare questa azione può contribuire a rendere il tartufo secco. Un paio di giorni rappresenta il limite da non superare; il vantaggio è che, alla fine, ci si ritrova anche con del buonissimo riso aromatizzato al tartufo, da usare per tanti primi piatti dai sapori davvero speciali.

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