Risoluzione della crisi aziendale: il risanamento aziendale

In presenza di una crisi aziendale, lo scopo di un’impresa deve essere quello di raggiungere un risanamento. Non ci sono differenze specifiche fra l’accordo di ristrutturazione dei debiti, il piano di risanamento dell’esposizione debitoria e il piano indicato nel concordato preventivo.

Infatti, su una prospettiva di lungo termine, è necessaria la coesistenza degli equilibri finanziari e di quelli economici che occorrono per dare credibilità e autorevolezza al piano di risanamento aziendale.

Come funziona il risanamento aziendale

La prima fase dell’iter di risanamento, da un punto di vista aziendale, in genere è rappresentata dalla nomina di un advisor. Come ci hanno spiegato gli esperti dello Studio Legale D’Antuono, fonte preziosa di informazioni per la redazione di questo articolo, nella maggior parte dei casi la designazione dell’advisor viene effettuata dalla proprietà aziendale, la quale può beneficiare di una buona credibilità fra gli istituti creditori.

Dopo che ha ricevuto il mandato, l’advisor è chiamato ad analizzare in un breve lasso di tempo la situazione del gruppo aziendale o della singola impresa sotto il profilo patrimoniale, finanziario ed economico, al fine di verificare che sia possibile attuare dei piani di risanamento. Per ciascun business è necessario comprendere i punti deboli e i punti di forza, ma anche i rischi e le occasioni che potrebbero verificarsi in seguito.

È molto importante fra l’altro rilevare i tratti peculiari delle perdite avvenute dal punto di vista strutturale, del trend storico e dell’intensità. Un ruolo decisivo in tal senso può essere svolto dal consulente del lavoro.

Il progetto di risanamento

Il passaggio successivo è rappresentato dalla redazione del progetto di risanamento, per il quale è necessario prendere in considerazione le necessità dei vari stakeholder, a cominciare dai bisogni delle banche. Per redigere un progetto di risanamento, il primo passo da compiere consiste nel prevedere un bilancio straordinario grazie a cui i creditori abbiano la possibilità di verificare la consistenza del patrimonio aziendale e giudicare le possibilità dell’azienda di continuare l’attività operativa. Inoltre devono essere indicati i cespiti vincolati all’uso.

Il piano industriale

Una delle parti più importanti del progetto di risanamento è il bilancio straordinario di partenza, mentre le altre vanno individuate nel piano finanziario e nel piano industriale. Ogni decisione che viene presa per salvare l’impresa secondo questi piani è convertita in rendiconti finanziari previsionali, conti economici e stati patrimoniali con una durata che può andare da un minimo di 5 a un massimo di 8 anni.

Il piano industriale e il piano finanziario sono strettamente correlati fra di loro, dal momento che l’accettazione delle misure indicate nel piano di ristrutturazione finanziaria da parte di tutti i creditori si deve basare sull’ipotesi che si possa tornare a uno stato di economicità in base ai provvedimenti segnalati nel piano industriale. Esso, a sua volta, deve comunque adeguare i propri contenuti al bisogno di suggerire delle soluzioni che possano essere ritenute accettabili per i creditori.

Le caratteristiche del piano industriale

Nella maggior parte dei casi sono il management dell’impresa o la proprietà a definire il piano industriale, a volte con il supporto di un consulente strategico. L’advisor ha il solo incarico di accertare la coerenza del piano e definire, a partire da esso, le caratteristiche e i particolari di un progetto di ristrutturazione del passivo, affinché si possa giungere a un assetto finanziario nuovo che sia equilibrato e risulti sostenibile sul lungo termine.

Tutti i piani industriali prevedono delle misure che consentono di arrivare a un miglioramento della situazione aziendale tramite vari interventi di asset restructuring e la definizione di strategie rinnovate e di una mission nuova.

Asset restructuring: quali sono gli interventi

Per quel che riguarda l’asset restructuring, gli interventi possono riguardare la dismissione dei cespiti patrimoniali in seguito al ridimensionamento del campo di azione della gestione operativa ma anche la dismissione delle aree strategiche di affari che non vengono considerate core per l’azienda, così che possano essere tenute in funzionamento unicamente le attività che sono considerate indispensabili per lo sviluppo industriale futuro.

La realizzazione del piano finanziario, d’altro canto, si basa su misure di ristrutturazione dell’esposizione verso gli istituti di credito, attraverso documenti specifici che prendono il nome di convenzioni bancario. Insieme con la ristrutturazione dei crediti verso le banche, il piano finanziario può includere gli interventi di ricapitalizzazione, che possono essere attuati in molteplici forme, e la ristrutturazione dei crediti di fornitura commerciali.

Verso la risoluzione della crisi di impresa

Il piano finanziario, dunque, è uno step molto importante lungo la strada che conduce alla risoluzione di una crisi di impresa.

Una misura che può essere presa in considerazione è quella della rinuncia ai crediti in linea capitale (una parte di essi) o agli interessi che sono stati maturati. In alternativa si può ricorrere a quello che viene definito come swap debt equity, che consiste nell’assunzione di partecipazioni nel capitale rinunciando a parte del credito.

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